Terremoto, le seconde abitazioni sono “lusso per pochi”: nessun rimborso

L’appello del sindaco Sergio Pirozzi a mettere a disposizione 5mila seconde case per i terremotati sta cadendo nel vuoto. E questo perché — scrive Il Tempo — adesso quelli a cui le seconde case sono crollate li stanno trattando in tv, nei Tg regionali o nei talk show come truffatori, anzi sciacalli, che stanno portando la residenza da Roma, per la maggior parte, ad Amatrice per avere i soldi per ricostruire la loro seconda casa. Ma uno che dovrebbe fare quando quattro successivi governi (Berlusconi nel 2009, Monti nel 2012, Letta nel 2013 e Renzi) con due distinti provvedimenti 2015 e 2016 (quest’ultimo in Gazzetta appena tre giorni prima del sisma del 24 agosto) ti escludono da ogni fondo per la messa a norma e la ristrutturazione antisismica, solo perché non è stata soggetta all’Imu prima casa? Se si fossero potute mettere a norma tutte le seconde case di Amatrice, oggi piangeremmo un centinaio di morti di meno. Altro che «onestà onestà». E, nella loro ingenua auto difesa, gli abitanti delle seconde case di Amatrice, oltre il 70 per cento di quelle venute giù e che non sono state messe a norma perché le leggi non erogavano soldi (e nessuno si paga da solo 50 o 60 mila euro di rifacimento antisismico per abitazioni che sul mercato possono valere anche meno di quella cifra), non sanno neanche che le norme in questione non si accontentano mica della residenza effettiva. No, le case devono dimostrare di essere quelle che hanno pagato l’Imu prima casa negli anni precedenti, e non solo dopo il sisma. Il primo tragico errore, che suppone che le seconde case degli italiani non siano degne di tutela antisismica né materia per risarcire gli eventuali terremotati, risale al Dl 28 aprile 2009 numero 39 varato in fretta e in furia dopo il sisma de L’Aquila, notte tra il 5 e 6 aprile 2009. Tutto grazie al comma 1 lettera a dell’articolo 3: «La concessione di contributi, anche con le modalità del credito di imposta, e di finanziamenti agevolati, garantiti dallo Stato, per la ricostruzione o riparazione di immobili adibiti ad abitazione principale distrutti o dichiarati inagibili ovvero per l’acquisto di nuove abitazioni sostitutive dell’abitazione principale distrutta». Da questa assurda linea guida — continua Il Tempo — non si sono più discostati tutti i successivi decreti di proroga dei finanziamenti per la ricostruzione. Tanto a L’Aquila e quanto per gli altri sismi, come quello di Mirandola in Emilia nel maggio 2012. Le seconde case insomma continuano ad essere considerate un lusso per ricchi. I quali, se vogliono sopravvivere ai sismi, se le rifacciano a norma, ma da soli.

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